INTRODUZIONE
Ho iniziato a conoscere i grandi
laghi in tarda età , dopo anni di infanzia e gioventù in cui l’unica acqua
associabile a momenti di vacanza e svago era quella del mare; questa immensa
distesa blu, il cui infinito orizzonte e le cui acque salate hanno fatto da
sempre cornice a momenti felici e spensierati, all’assenza della scuola, ai
primi amori e ad un’irrefrenabile voglia di fare.
All’età di
26 ho poi avuto l’opportunità di vivere per qualche giorno uno dei laghi più
belli e struggenti d’Italia, il lago di Como, il cui profilo fino a quel
momento era arrivato al mio immaginario solo attraverso i racconti del Manzoni.
Ricordo che rimasi impressionato dalla sua bellezza, da ogni suo scorcio degno
della mano dei migliori artisti pittorici, dai suoi colori e dalla semplice e
al contempo preziosa architettura dei suoi paesini, ma anche dalla sua
staticità , dal suo invito alla riflessione (il più delle volte malinconica),
dalla sua mestizia; insomma tutti sentimenti contrastanti con ciò che fino a
quel momento associavo a livello emozionale ad una grande distesa d’acqua.
Quest’esperienza,
che per molti anni è rimasta anche l’unica legata alle sponde di un grande
lago, ha impresso in me queste caratteristiche, quasi come se fossero divenute
il marchio saliente delle grandi distese lacustri.
I ricordi di
quei giorni iniziano a prendere forma nella mia memoria in un pomeriggio di metÃ
Gennaio a quattordici anni di distanza, mentre le braccia sono intente in un
notevole sforzo per equilibrare il peso del corpo costantemente spostato dalla
forza centrifuga generata dalle curve (a dir poco “sportive”) del bus che sta
portando me e Carolina dalla città di Xela a quella di San Pedro, ubicata sulle
sponde del Lago Atitlán in Guatemala, nostra prossima destinazione del viaggio
in Centroamerica.
Sembra che
questa distesa d’acqua abbia preso un accordo con la montagna circostante,
quella che permette appunto al viaggiatore di giungervi attraverso la sue
strade curvilinee; ogni albero durante il tragitto in bus è posto in modo tale
da svelarti velocemente piccoli scorci di lago, da lasciarti intravedere l’azzurro
intenso delle sue acque e far crescere forte l’emozione della scoperta, per poi
richiudersi e coprire in maniera repentina una vista che inizia a stimolare la
curiosità dell’osservatore.
Il Lago Atitlán
si presenta dunque così, come una bella donna che, ammiccante e di intimo vestita,
decida di mostrarti lentamente gli angoli più belli e sensuali del suo corpo,
lasciando poi alla pazienza ed all'immaginazione la composizione della
rimanente parte del quadro.
Uno scorcio celebre del Lago Atitlan |
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SAN PEDRO LA LAGUNA
Solo dopo
una manciata di ore dalle famose curve in autobus, la visita al piccolo molo
del paesino di San Pedro aprirà la vista al tanto agognato profilo, alla
curiosità di capirne la forma e i colori e a quell'inevitabile voglia di far
confronti con la vecchia esperienza lacustre; un misto tra la ricerca di una confortante
conferma delle caratteristiche impresse nella tua memoria e l’emozionante scoperta
del nuovo, quella che dà più senso al tuo viaggiare e al raggiungere nuovi
traguardi geografici.
Il lago Atitlán già al primo sguardo dichiara netta la sua
personalità (ben diversa da quella da me per anni conosciuta), la sua energia,
figlia dell’essere specchio d’acqua di origini vulcaniche, ed un meraviglioso
profilo naturale fatto di colli verdi, di vulcani dai picchi imponenti e di
paesini che si stagliano sulle sue rive, quasi a voler essere guardiani di
queste acque.
Vista del lago da San Pedro |
Vista da San Pedro |
Vista da San Pedro |
Il villaggio di San Pedro rappresenta la nostra dimora per i
primi giorni di permanenza sulle sponde del lago ed il proprietario del B&B
in cui alloggiamo probabilmente il personaggio più bizzarro incontrato finora; per
le sue caratteristiche viene da noi subito definito “Drugo”, in omaggio al
personaggio del celebre film “Il grande Lebowski”.
San Pedro sorge placido sulla sponda sud est del lago ed il
mix delle peculiarità che lo contraddistingue rende la permanenza in questo
paesino decisamente piacevole.
Solo per citarne alcune, qui si incontrano: un
bel percorso lungolago, un’ottima vista dal molo (da cui partono frequentemente
imbarcazioni per i paesi vicini), ristorantini buoni e per tutte le tasche che
ti permettono di consumare i tuoi pasti di fronte ad una meravigliosa cornice
naturale, un’atmosfera rilassata e pacifica e la possibilità di poter ascoltare
antichi dialetti Maya nei discorsi delle popolazioni autoctone.
Vista del lago dal terrazzo di casa |
Uno scorcio di San Pedro |
SANTIAGO ATITLAN
L’indomani al nostro arrivo, in una giornata in cui il
livello delle onde ci ricorda la grandezza e l’estensione di questo lago e
quanto esso possa quasi comportarsi come un mare poco tranquillo, salpiamo alla
volta di Santiago per una visita di alcune ore a questo villaggio.
Ad essere onesti il paesino non ha lasciato ricordi
memorabili, a parte i colori dei vestiti della sua gente e la leggenda della
statua di Maximón (santo popolare venerato in diverse forme dalle locali
popolazioni Maya) di cui si narra ogni anno venga spostata in luoghi nascosti
del paese e impossibili da accedere se non accompagnati dagli abitanti del
luogo.
Nel nostro caso nessuno si è proposto da guida per la scoperta della
statua, tanto meno noi ci siamo proferiti in sforzi per avventurarci in questa
ricerca, pertanto la conoscenza della magica scultura è rimasta impressa solo
nella nostra immaginazione.
Probabilmente la parte più emozionante della visita a
Santiago è stata l’attesa al molo dell’imbarcazione di ritorno; da questa
posizione infatti è possibile ammirare tutta la maestosità del vulcano San
Pedro, padrone indiscusso tra i vulcani che vegliano sul lago e anche altamente
fotogenico.
Per le strade di Santiago Atitlan |
Il vulcano San Pedro visto dal molo di Santiago |
Sul Molo di Santiago |
Decidiamo di dedicare il secondo giorno di permanenza sulle
sponde del lago all'esplorazione del paesino di San Marcos La Laguna, con
l’intenzione di comprendere se avessimo potuto eleggere questo villaggio come
nostra successiva dimora dopo San Pedro.
Parlerò di San Marcos più avanti, proprio perché la nostra visita
ha anche dato concretezza all'idea di trasferirsi qui dopo qualche giorno.
NARIZ DEL INDIO
Una costante del vivere sulle sponde del Lago Atitlán è la possibilitÃ
di perdere perpetuamente lo sguardo sui picchi montuosi circostanti, includendo
i già citati vulcani. La più celebre di queste cime si chiama “Nariz del Indio”
(Narice dell’Indio) proprio per il suo inconfondibile profilo che richiama in
maniera impressionante i caratteri degli antichi visi Maya, fronte schiacciata
e leggermente inclinata e naso pronunciato.
Profilo della Nariz del Indio visto da San Juan la Laguna |
La “Narice” non è famosa solo per il suddetto profilo, ma
anche perché dalla sua cima si può godere forse della più bella e suggestiva
vista sul lago, in particolar modo all'alba, e quest’occasione non poteva di
certo sfuggirci.
Una volta scelta l’opzione della scalata all'alba non puoi
fuggire al suono della sveglia fissato per le tre del mattino; il tempo di
svegliare il corpo e le membra ed eccoci catapultati sul un pulmino che ci
porterà (dopo 40min di curve) alle porte del villaggio di Santa Clara da dove
sarebbe iniziata la salita verso la cima della Nariz.
Facciamo parte di un
gruppetto di circa otto persone, scortati nel trekking al buio da due guide
locali, una a trainare il team davanti e un’altra in coda al gruppo, il cui
compito è quello di raccogliere i più lenti e far sì che non si perdano.
La guida posteriore non solo diventa il mio miglior amico
nella scalata, ma anche un conforto emotivo e spirituale, al punto che arrivo
più volte ad abbracciarlo amichevolmente dopo avermi mostrato pazienza e
sorrisi a supporto della mia salita lenta e resa ancor più goffa dall’ancor
poca attitudine all'aria rarefatta di queste parti.
L’arrivo in cima è un sollievo ed è già suggestivo, in quanto
dà la possibilità di osservare il lago e i suoi paesini ancora dormienti e
scintillanti negli ultimi atti della notte in corso. Una piattaforma costruita
apposta per godere dello spettacolo fa da poltrona per assistere al graduale
mutamento delle luci all'orizzonte e al progredire di un’alba che lentamente
scalda e alimenta di luce il lago con un’indescrivibile susseguirsi di colori e
delle relative sfumature; non nego di essermi emozionato difronte a questa
vista e alla potenza di un simile spettacolo naturale.
Io e Carolina ci
abbracciamo in silenzio, per godere e interiorizzare il tutto; è chiaro che è uno di quei momenti che resteranno
impressi per sempre nell'anima.
L'alba vista dalla Nariz del Indio |
Quando il sole diviene ormai padrone dello scenario iniziamo
la discesa verso casa, con ginocchia dolenti (nel mio caso) ma tanta gioia nel
cuore.
SAN JUAN LA LAGUNA
Il resto della giornata sarà dedicato in parte al riposo ed
in parte alla scoperta di un altro piccolo gioiello ubicato sulle sponde del
lago: il villaggio di San Juan La Laguna.
In esso ci immergiamo alla scoperta
di attività artigianali locali quali la produzione di cioccolato, miele ed erbe
medicamentose e ci dedichiamo all'acquisto dei relativi prodotti.
D’altra parte
è un’occasione unica per provare prodotti naturali ed aiutare la comunitÃ
locale nel suo sviluppo con un piccolo contributo economico.
Fabbrica di Cioccolato |
Generazioni coinvolte nella produzione di miele |
Produzione di Miele |
Coltivazione erbe mediche |
Il saluto a San Juan, al calar della sera, è a dir poco
pittoresco e romantico: percorriamo in barca il tragitto che unisce questo
villaggio a San Pedro sotto una pioggerellina costante e sulle acque del lago
che hanno deciso di appiattirsi e riflettere come uno specchio il grigio perla
delle nuvole sovrastanti ed il verde scuro delle cime circostanti.
Seduti sul terrazzino di un ristorante che si affaccia sulle
acque lacustri, riflettiamo sull'intensità della giornata che volge al termine
e sulla pienezza di contenuti che tale luogo può offrire.
Il lago e la pioggia |
Il lago e la pioggia |
Vista del lago da un ristorantino di San Pedro |
La Nariz del Indio e San Juan chiudono anche la nostra prima
parentesi sul Lago Atitlán, quella trascorsa adottando come base temporanea San
Pedro La Laguna.
Il testimone per le giornate successive, in questa singolare
staffetta di paesini lacustri eletti a nostre dimore temporanee, sarà preso dal
villaggio di San Marcos.
SAN MARCOS LA LAGUNA
Vi è una comune tendenza volta ad associare etichette e
definizioni a determinati luoghi a causa della loro principale peculiarità o
per qualche antica vicenda che inevitabilmente ne ha segnato la carta di
identità .
Personalmente non sono mai stato affezionato a questo trend, in
quanto non amo racchiudere luoghi o persone in un riduttivo schema definitivo;
ogni individuo porta in sé un universo in continua evoluzione, così come accade
per ogni angolo di questa terra, specialmente se in esso trascorrono e si
alternano negli anni vite e vicende umane di diversa natura.
San Marcos purtroppo rientra nella categoria dei posti a cui
viene affibbiato un francobollo, e nel caso specifico questo risponde al nome
di Hippy Town.
La prima impressione, una volta arrivati in paese, coincide
per grandi linee con questa definizione: ragazzi e ragazze in vesti da figli
dei fiori, una tendenza generale ad abbracciare le filosofie orientali, musica,
colori e menu esposti ai ristoranti con tendenze vegetariane.
Ad una più attenta osservazione ti rendi conto che i ragazzi
dai tratti occidentali gestiscono praticamente il 90% degli esercizi commerciali
ubicati nella zona centrale del villaggio e che gli abitanti locali compaiono
in quest’area solo nelle più umili vesti di camerieri o collaboratori al
servizio dei facoltosi hippy.
Inoltre ad ogni metro sono esposti annunci per corsi di Yoga
e massaggi e, alla richiesta di iscrizione ad uno di questi, vengono proposti
prezzi non proprio alla portata di tutti.
In poche parole sembra che San Marcos sia sfuggita dalle mani
dei popoli locali, discendenti dei Maya e depositari delle loro antiche tradizioni;
sembra che la moderna forma di imperialismo occidentale, a suon di banconote
con un George Washington vestito di fiori, abbia approfittato della debolezza
economica degli Indios autoctoni è abbia installato qui una propria identità ,
apparentemente pacifica, ma che a conti fatti si rivela discriminatoria nei
confronti delle tradizioni locali e di quei viaggiatori che non hanno
identificato in quella hippy la propria filosofia di vita.
Quest’analisi non condizionerà in negativo la nostra permanenza
a San Marcos ma era doveroso farla alla luce del rispetto per le popolazioni
locali, per la loro intensa storia e tradizione e per quell’infinita gentilezza
ed umiltà con cui ti accolgono, ben diversa dai moti dell’uomo occidentale, che
spesso nasconde sotto false vesti e sorrisi dei puri e meri interessi
economici.
Per le strade di San Marcos la Laguna |
Il lago ed il vulcano San Pedro visti dal molo di San Marcos |
Nei tre giorni di permanenza in questo paesino dal carattere
speciale abbiamo avuto modo di accumulare belle e profonde esperienze.
Dal punto di vista umano ricorderemo sicuramente Santos, il
proprietario della struttura in cui abbiamo alloggiato, che ci ha illustrato
l’anima vera di questi luoghi, raccontandoci storie sulla sua famiglia, sulle
discendenze Maya e sulla sua vita, dall'infanzia trascorsa in povertà alla
realizzazione di un sogno, quello di ritornare nella propria terra dopo anni di
sacrifici negli Stati Unici per stabilirvisi e far crescere la sua piccola
attività di ricezione turistica.
Maria, ragazza neozelandese volontaria presso la Fungi
Academy, una struttura nella vicina località di Tzununa dove vengono tenuti
corsi per la coltivazione di funghi magici.
Ci ha accolti in una piacevole
chiacchierata e ha saputo regalarmi un meraviglioso abbraccio vedendo le
lacrime scendere sul mio viso a seguito dell’improvvisa notizia dall'Italia della scomparsa di una persona a me cara.
Mara e il suo piccolo Sandro, ospiti del nostro stesso
B&B. Lei, canadese, aveva già risieduto in passato per diversi anni a San
Marcos e oggi è tornata qui per una manciata di mesi con suo figlio di sei anni
per permettergli di conoscere una cultura nuova e diversa da quella delle
proprie origini.
Lui, un piccolo concentrato di energia, vispa intelligenza e
la classica innocenza comica dei bambini, che tanto ha da insegnare a noi
adulti e che tanto ci fa sorridere.
Santos |
Mara e Sandro |
Insieme a queste splendide persone, il nostro tempo nel
piccolo villaggio Maya è stato incorniciato dai momenti trascorsi nella riserva
naturale Cerro Tzankujil proprio a due passi dal nostro alloggio.
Questa macchia verde protetta si affaccia su uno dei più
begli angoli del lago, proponendo l’esclusiva su scorci e viste sul paesaggio
circostante ben difficili da cogliere da altri punti del perimetro lacustre.
In essa abbiamo passeggiato, ci siamo immersi nelle fredde
acque del lago, partecipato alla cerimonia Maya del fuoco, tenuta da sciamani
locali, e abbiamo perso le nostre menti in un lento e caldo pomeriggio grazie
agli affetti di un cioccolatino alla psilocibina.
Un angolo del Cerro Tzankujil |
Cerro Tzankujil |
Uno scorcio dal Cerro Tzankujil |
Dopo un bagno nelle acque del lago |
Contemplando il lago |
Cerimonia Maya del Fuoco |
In poche parole San Marcos ci ha offerto esperienze diverse
da quelle provate nei giorni trascorsi a San Pedro, quasi a voler completare
tutto il possibile raggio di emozioni e di vissuto che il lago Atitlán può
offrire.
L’immagine del piccolo Sandro, venuto ancora in pigiama per
salutarci presso il molo nella mattina della nostra partenza da San Marcos,
probabilmente resterà uno dei ricordi più teneri dell’intero viaggio, e sarà la
degna conclusione di questa settimana unica, trascorsa sulle rive del lago più celebre
del Guatemala e probabilmente dell’intero Centro America.
Il piccolo Sandro ci saluta al molo di San Marcos |