Nicaragua (parte 2) - Granada, Ometepe, San Juan del Sur


Granada
Avete presente quegli sport in cui l’andamento della performance è legato inevitabilmente al voto di una giuria che, per quanto competente e imparziale, non potrà mai annullare quella piccolissima percentuale di coinvolgimento emotivo (comprensibilmente umano ma tanto ingiusto) nel momento dell’assegnazione del punteggio?

Ebbene la città di Granada si è trovata nella posizione di un atleta costretto ad eseguire la propria performance dopo quella  dell’ottima avversaria Leon ed essere giudicata da me e Carolina, giudici in parte (e probabilmente di parte) già segnati emotivamente dalle vicende nella vecchia capitale del paese, simbolo della rivolta sandinista.

Granada da sempre contende a Leon il titolo di prima donna del Nicaragua, le due sfidanti duellano a colpi di eleganti architetture coloniali, chiese maestose, identità politiche diverse e ben definite, importanti scenari storici e iconici siti naturali che si estendono nelle aree circostanti.

Incontriamo questa graziosa città che si affaccia sulle sponde del lago Nicaragua in un 15 Febbraio che, per calore percepito, ci ricorda più il ferragosto italiano.
Camminare per le sue stradine centrali è davvero piacevole; i colori degli edifici e le facce sorridenti delle persone ti accompagnano mentre esplori questa città. 


Cattedrale di Granada
Granada

Granada

Granada

Il nostro ostello (il ‘’de boca en boca’’, uno dei migliori del viaggio) si trova proprio a lato di una delle più importanti chiese della città, la Merced, dal cui campanile abbiamo avuto anche la possibilità di ammirare un’eccezionale vista dei suoi quartieri, della cattedrale (il cui profilo domina lo skyline verso il lago) e del vulcano Mombacho, gigante silenzioso ed imponente. 


Vista del Mombacho dal campanile della Merced
Granada vista dal campanile della Merced



Una sua eruzione, databile diverse migliaia di anni fa, ha creato quello che oggi viene conosciuto come l’arcipelago delle Isletas, un insieme di 300 isolotti formati nelle acque del lago Nicaragua proprio in prossimità della città di Granada.

Queste isole rappresentano anche la prima escursione che intraprendiamo a poche ore dall’arrivo a Granada: un giro in barca di circa un’ora ci fa scoprire parte dell’arcipelago (in tutto passiamo accanto ad una cinquantina di isolotti) e da esso apprendiamo che ognuna di esse è proprietà di un personaggio più o meno noto che ha deciso di farne la propria residenza estiva o di costruirvi strutture per la ricezione turistica. 
Sull’ultimo isolotto abbiamo anche il piacere di salutare gli unici abitanti presenti su esso, due simpatiche scimmiette della razza ragno.


Le Isletas
Un incontro bizzarro :)



Un’altra piacevole escursione da fare in giornata è la visita alla Laguna di Apoyo, anch’essa formatasi a seguito di antiche attività vulcaniche. 
Questo specchio d’acqua può essere ammirato direttamente dalle sue sponde, a colpi di pagaia in un piacevole giro in Kayak, oppure dalla cima del Mirador Catarina. Noi abbiamo optato per la seconda opzione e questa scelta è stata ampiamente ripagata dallo scenario che si è presentato ai nostri occhi: una vista panoramica della laguna da brividi.


La Laguna de Apoyo vista dal Mirador Catarina

Una cosa che caratterizza le due città contendenti è la ricca presenza di vulcani nei loro dintorni. 
Personalmente non ho scalato nessun vulcano in Guatemala a causa di una condizione fisico atletica ancora lontana da standard decenti, tanto meno a Leon ci siamo avvicinati al Cerro Negro e al Telica in quanto i tour proposti avevano un costo spropositato in relazione a quanto offerto.

Durante i giorni trascorsi a Granada il Mombacho non ha mai esitato di mettersi in mostra; praticamente la sua presenza era visibile da ogni angolo della città e anche dai luoghi limitrofi come le Isletas e la laguna Apoyo. 
Questo suo osservarci di continuo non ci ha lasciato indifferenti e la decisione finale di salire sulla sua cima ha esteso la nostra permanenza a Granada di un ulteriore giorno.

Personalmente ho affrontato la scalata di questo vulcano come test per verificare le mie condizioni fisiche; gli articoli incontrati sul web che ne descrivono il livello di difficoltà non sono incoraggianti in tal senso, ma la voglia di mettersi in gioco ha superato dubbi e titubanze ed eccoci quindi ad intraprendere la salita. 
Cinque km con pendenza di 45 gradi non sono stati cosa facile, ma la determinazione ed il terreno pavimentato hanno aiutato il compimento dell’impresa nel rispettabile tempo di 2 ore. 
Una volta in cima abbiamo intrapreso l’hiking lungo il sentiero che circondava uno dei crateri del vulcano; questo ci ha permesso di godere di una natura verde ed intensa e di una vista spettacolare sul lago Nicaragua, le sue Isletas e la già citata laguna de Apoyo.
Questa piccola grande impresa, che ha regalato una buona iniezione di fiducia alle mie gambe, chiude anche la nostra permanenza a Granada.


La scalata del Mombacho

Trekking sul cratere del Mombacho

Vista della valle e del Lago Nicaragua dalla cima del Mombacho

Che dire, la città ha giocato bene le sue carte, ma il gap di svantaggio con cui giocava questa partita nei confronti della rivale Leon non le ha permesso di spodestare dal trono della nostra personale classifica la vecchia capitale del paese.


Ometepe
Il lago Nicaragua, oltre a bagnare i margini della bella Granada, ospita anche una delle isole più celebri dell’intero Centro America: la Isla de Ometepe si estende su una superficie di 276 Kmq e in essa si ergono due tra i principali vulcani del Nicaragua, il Maderas ed il Concepcion.


Vulcano Concepcion (Isola di Ometepe)

L’isola offre diverse possibilità di esplorazione e noi abbiamo scelto di trascorrere qui quattro giorni cercando di trarre il meglio da questo tempo.

La scalata ai due vulcani era un’attività al di fuori della nostra portata fisica, anche perché sono tra i picchi più difficili da scalare di tutto il Centro America, pertanto abbiamo optato per forme esplorative dell’isola che meglio si addicessero ai due protagonisti di questa avventura, ancora alla ricerca della loro migliore condizione atletica. 

A tal proposito la bici è stato il mezzo scelto per dedicare una giornata all’esplorazione in autonomia di una parte dell’isola; grazie ad essa abbiamo raggiunto una piscina semi naturale ed immersa nel verde, Ojo de Agua, dove abbiamo trascorso qualche ora ed in cui abbiamo visitato una finca dedicata alle piantagioni di platani. 

Personalmente ho anche rischiato di terminare qui la mia giornata in quanto la catena della bicicletta ha ceduto al mio incedere pesante e si è rotta proprio all’entrata della riserva naturale della piscina; solo la gentilezza e le capacità meccaniche di un ragazzo nicaraguense, addetto ai controlli all’ingresso del parco, hanno permesso al mio piccolo grande mezzo di locomozione di riprendere le sue originarie virtù.


Ojo de Agua


Terminata la fase rilassante della giornata a bordo piscina siamo tornati in sella per esplorare l’istmo che collega le due zone principali dell’isola dove sono anche ubicati i due vulcani; la passeggiata ci ha portati sulle spiagge principali,  Santo Domingo e Santa Cruz, da cui è possibile ammirare la vista dei giganti dormienti e sulle quali abbiamo approfittato per immergerci in un momento di riflessione sulla bellezza di questi luoghi e sulla gratitudine che proviamo per avere la possibilità di esplorarli.


In bici con il vulcano Maderas alle spalle

Playa Santo Domingo


Il ritorno verso casa ha avuto un sapore diverso rispetto alle aspettative iniziali di un tranquillo giro in bici: gambe pesanti e piccole grandi salite hanno fatto sì che questo tratto di strada diventasse una sorta di calvario fisico. 
La strada sembrava interminabile e ci sono stati momenti in cui abbiamo spinto la bici a mano, prendendo la cosa con una buona dose di risate ma anche con la consapevolezza che la strada verso una condizione fisica decente sia ancora piuttosto lontana.

L’isola ci ha dato nei giorni successivi anche la possibilità di esplorare una bella riserva naturale (Charco Verde) con tanto di santuario delle farfalle (Mariposario) e di immergerci per un paio di notti in una finca immersa nel verde (Finca Mystica) da cui ogni sera potevamo ammirare i colori del tramonto che sfumavano leggeri sulle acque del lago e che è stata la base per un piacevole hiking che ci ha portati alla scoperta della cascata San Ramon, ubicata su una dorsale del vulcano Madera.

Il bagno nelle fredde acque della cascata è stato davvero rigenerante e il passaggio in auto ottenuto da una coppia di viaggiatori canadesi con bimbo al seguito ha reso il tratto iniziale dell’hike meno duro.


Charco Verde

Charco Verde

Finca Mystica


Cascata San Ramon


Ometepe non ha deluso le aspettative e al momento di salutare l’isola abbiamo percepito la piena consapevolezza di aver estratto il meglio di essa nel tempo che ci eravamo concessi.

San Juan del Sur
Il viaggio in Nicaragua si chiude con un luogo che è stato una piacevole ed inaspettata scoperta. San Juan del Sur, sulle sponde del pacifico a sud del paese ci ha accolti con un’atmosfera marina rilassata ed una spiaggia chiusa all’interno di una baia da cui abbiamo assistito ad uno dei tramonti più intensi di questa parte di viaggio. 
Il paesino è davvero godibile e, in barba alle definizioni lette sui soliti blog (party town, paradiso dei surfisti, ecc.), abbiamo trovato in esso pace e tranquillità, un mare bello e facilmente accessibile, una spiaggia spaziosa che ogni sera si converte nella miglior platea possibile per assistere allo spettacolo del calar del sole. 

La baia è dominata da una collina sulla cui sommità si erge la statua del Cristo de la Merced, alta 25m e da cui è possibile ammirare un panorama mozzafiato dell’intera baia, probabilmente una delle cartoline più famose dell’America centrale.


La baia di San Juan del Sur
Cristo de la Merced



Spiaggia di San Juan del Sur

Il tramonto a San Juan


Grazie Nicaragua, che magnifica scoperta!



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