Punta Arenas, guardiana dello Stretto di Magellano

 


 

Considerata da molti viaggiatori come semplice meta di passaggio nella rotta patagonica che connette Ushuaia a Puerto Natales, la città cilena di Punta Arenas ed il territorio che la circonda hanno sicuramente molto più da raccontare rispetto ad una semplice definizione che rischierebbe di lasciare la sua fama nell’anonimato.

La città è il centro nevralgico della regione cilena che si affaccia sullo Stretto di Magellano e già questo potrebbe vestire la sua fama con una buona dose di importanza. 

 

Il tragitto che ci ha portati da Ushuaia a Punta Arenas il 4 Dicembre 2022 è stato affrontato in autobus e le undici ore stimate di percorso si sono trasformate in circa sedici grazie ai venti dello stretto che non hanno permesso a nessuna imbarcazione, dedicata al trasporto di persone e veicoli, di navigare il tratto di mare compreso tra Bahia Azul a Punta Delgada per cinque lunghe ore.

I due luoghi appena citati sono fondamentali porti di connessione che permettono il collegamento tra la grande Isla del Fuego sul versante sud (Bahia Azul) con il resto del continente Americano (Punta Delgada); il tratto di mare da affrontare per passare da un territorio all’altro copre in teoria una distanza irrisoria, ma l’imprevedibilità delle condizioni atmosferiche può rendere le attese per portare a termine questo passaggio lunghe ed estenuanti.

 

In questi casi basta osservare il comportamento dei locali ed ammirare la loro pazienza e resilienza, una forma di rispetto verso la potenza della natura che, in Patagonia più di molti altri luoghi del mondo, può condizionare in maniera determinante l’evoluzione degli eventi e far saltare con estrema facilità piani di viaggio o di vita basati sulla semplice stima del tempo lineare.

Gli Argentini in particolare approfittano di questo tempo in sosta per ripetere con calma e lentezza l’immancabile rito del Mate.

Ad accompagnarli vi sono sempre bellissime borse le cui decorazioni richiamano i temi estetici più svariati e all’interno delle quali sono custoditi con cura tutti gli elementi protagonisti del rito: un termos di acqua calda, l’erba Mate, il celebre recipiente di forma semi sferica e la bombilla, cannuccia filtro con cui sorseggiano la calda bevanda con atteggiamento calmo e meditativo in un gesto che sarebbero capaci di ripetere centinaia di volte al giorno percependo sempre con intensità la connessione tra questa bevanda naturale e le cellule del proprio corpo.

 

Il Mate tuttavia non rientra nella mia cultura di base ed ho preferito sorseggiare un paio di caffè per accompagnare l’attesa per il placarsi della furia del vento.

Il tragitto in traghetto sullo Stretto di Magellano è stato breve ma sufficiente per farci godere i colori rosso fuoco del tramonto delle terre estreme, un regalo che in qualche modo ci ha fatto apprezzare i lunghi tempi di sosta. 

 

Siamo arrivati dopo la mezza notte in una città ormai semi desertica dove fortunatamente ad accoglierci c’era Gaston con la sua inseparabile combi, un van anni ottanta della Wolksvagen da lui personalizzato e a cui è riuscito a dare un’anima.

Con l’aspetto fiero di un discendente Selk'nam, la boina in testa ed un caldo maglione di lana locale, ci ha accolti a braccia aperte riuscendo a regalarci il calore di cui avevamo bisogno in questa fredda serata patagonica.

Con il suo van colorato, pieno di disegni, adesivi, tendine ricamate in casa e tante soluzioni artigianali per permetterne il funzionamento, ci ha accompagnati al nostro alloggio dove a riceverci abbiamo incontrato una simpatica ma decisamente logorroica padrona di casa a cui neanche i nostri occhi, aperti a malapena per la stanchezza, sono riusciti a far comprendere che sarebbe stato meglio rimandare all’indomani il tempo delle conversazioni.

 

Gaston e la Fuegina
 
Interni della Fuegina


Abbiamo dedicato buona parte del primo giorno in città alla ricerca delle migliori attività da poter svolgere nei suoi dintorni e già questo ci ha fatto rendere conto di come questo luogo avesse molto più da offrire rispetto alle informazioni già raccolte in precedenza al nostro arrivo.

Da Punta Arenas infatti vi sono diverse possibilità per scoprire la Regione de lo Stretto di Magellano: dalla visita alla Isla Magdalena, dove è presente una folta colonia di Pinguini la cui specie prende il nome dal celebre esploratore portoghese, alla navigazione attraverso la parte più remota dello Stretto, quella che si estende nel suo ramo sud ovest e dove è possibile avvistare da distanza irrisoria le balene che vivono in questa regione. Ci hanno raccontato che le fasi più emozionanti dell'incontro con questi enormi cetacei avvengono quando essi emergono dalle fredde acque per riprendere ossigeno dall’atmosfera oppure quando nuotano poco al di sotto della superficie marina, posizione che permette di apprezzarne le dimensioni spesso maggiori rispetto alle imbarcazioni che in quel momento le sovrastano sul pelo dell’acqua.

Dal porto cittadino partono anche escursioni che portano in visita alla Riserva Naturale del Pinguino Rey, specie di maggiori dimensioni ed eleganza rispetto ai cugini Magellanici e caratterizzata da bellissime sfumature di un piumaggio quasi dorato attorno alla testa.

Non a caso la specie Rey è quella maggiormente rappresentata nei negozi di gadget o nelle agenzie del turismo sia ad Ushuaia che a Punta Arenas.

Il tour tuttavia è piuttosto costoso e, data la delicatezza dell’ecosistema in cui vive e si riproduce il Pinguino Rey, è possibile avvistare questo regale pennuto solo da una distanza piuttosto importante e attraverso binocoli forniti dagli addetti del parco nazionale stesso.

Per chi non avesse la possibilità di spostarsi fisicamente a Puerto Natales, classico avamposto cileno al celebre parco nazionale di Torres del Paine, dalla città magellanica si ha la possibilità di scegliere tra i frequenti tour diretti alla scoperta di questo luogo iconico. La differenza sostanziale tra il partire dall’una o dall’altra città consta sostanzialmente nell’orario (05:00 am da Punta Arenas, 07:00 am da Puerto Natales) e nei costi leggermente maggiorati per partenze da Punta Arenas e giustificati da un maggior numero di km da percorrere.

 

Per questioni legate al budget (come dicevo alcune attività sono piuttosto costose) ed al fatto che la nostra tappa successiva di viaggio sarebbe stata Puerto Natales, per l’indomani avremmo scelto un’escursione non riportata tra quelle menzionate in precedenza: il trekking costiero verso il Faro San Isidro, ultima tra le torri luminose raggiungibili via terra dell’intero continente americano. Quando dico ultima mi riferisco al fatto che sia quella ubicata sul punto più meridionale dell’immensa massa terrestre che parte nell’estremo nord in Alaska e si estende per migliaia di km proprio fino alle terre bagnate dalle acque dello Stretto di Magellano ed in cui ci trovavamo in questo momento del nostro percorso sudamericano.

 

Nel pomeriggio della nostra prima giornata a Punta Arenas siamo stati nelle mani dell'amico Gaston, nato in queste terre e ad esse fortemente legato, è venuto a prenderci in centro città con la sua mitica combi e ci ha portati lungo il punto più aperto e meglio esposto al mare ed ai venti che lo blandiscono, la costa nera, ovvero il lungomare cittadino.

Qui ci ha mostrato il significato di alcune delle statue che adornano la lunga camminata, ponendo enfasi negativa sul fatto che alcune di esse stessero lì a celebrare le gesta di coloro che, invece di essere stati fieri e coraggiosi naviganti, così come i monumenti pretendono di mostrare, hanno di fatto condotto e guidato quelle spedizioni il cui scopo principale era la conquista delle terre di sudamerica a costo dello sterminio di massa di popolazioni indigene locali quali i Selk'nam (detti anche Onas), gli Yaganes e i Tehuelches.

Durante il racconto nei suoi occhi traspariva tutta la rabbia, l'indignazione e l'orgoglio di chi è nato in queste terre e porta ancora nel sangue il carattere di quei popoli e le ferite subite in orribili rappresaglie.

Anche il suo van, la Fuegina, mostrava lo stesso orgoglio e spirito di appartenenza grazie ai vari adesivi disseminati sulla sua superficie e rappresentativi della simbologia Selk'nam, con le divinità mostrate graficamente in costumi che ricordavano in maniera semplicistica quella degli eroi della Marvel.

Gastón ha parcheggiato la sua piccola casa mobile in uno slargo del lungomare, ha aperto il portellone per consentirci un contatto più diretto con il mare e la luce solare, ha preso delle tazze, acceso il fornellino e ci ha offerto un buon caffè caldo, accompagnando così la piacevole conversazione con il nostro amico cileno.

La sua ospitalità e generosità hanno avuto il culmine quando, senza inviti preannunciati, ci ha portato prima a conoscere la sua compagna di vita e i due bambini avuti con lei, per poi accompagnarci a casa dei genitori dove abbiamo potuto finalmente riscaldarci dal freddo magellanico grazie al tepore dell’abitazione, all'affetto dei suoi parenti e alla cena che ci hanno offerto a base di uova, pane fatto in casa, dolci e caffè.

 

Riproduzione delle divinità Selk'nam    

Esempio di scultura sulla Costa Nera


Nel secondo giorno a Punta Arenas ci siamo affidati alle mani di Manuel Barria, guida locale e soprattutto un giovane brillante ed intraprendente che sta cercando di sviluppare la propria agenzia di turismo, proponendo anche escursioni che difficilmente si trovano nelle classiche liste di attività dei tour operator.

La giornata è iniziata percorrendo in auto circa 70km della ruta 9 con direzione a sud di Punta Arenas, per arrivare alla fine del tracciato transitabile dalle automobili, il cosiddetto “Fin de camino”.

Da qui è iniziata una meravigliosa passeggiata di circa 6km attraverso il tratto di spiaggia lambita dalle acque dello Stretto di Magellano e che portava al Faro San Isidro.

A coglierci di sorpresa appena ci siamo incamminati sul percorso è stata una tormenta di neve e vento, potente ed inaspettata, ma che al tempo stesso ha recato un deciso fascino al paesaggio circostante ed un tocco di avventura per il nostro hiking. Una delle cose più sorprendenti di questo momento è stato il vedere il cielo completamente aperto e privo di nubi a poche centinaia di metri dalla nostra posizione, una caratteristica tipica del clima patagonico, pronto a repentini cambiamenti nel giro di pochi minuti.

La tormenta ha poi cessato la sua furia in tempi piuttosto brevi e questo ci ha permesso di godere appieno della bellezza del paesaggio che si mostrava man mano ai nostri occhi durante il percorso, nonostante Il vento, e scrosci improvvisi di pioggia abbiano voluto farci buona compagnia di tanto in tanto lungo il tragitto.

Al termine del tratto costiero ci siamo addentrati in una radura ricca di vegetazione, per poi sbucare su una graziosa baia protetta ed infine salire un piccolo colle che ci ha portati direttamente alla base del Faro San Isidro.

Il Faro non porta con sé nessuna particolare attrattiva estetica, ma la posizione in cui è ubicato, che lo rende l’ultimo faro raggiungibile via terra dell’intera massa terreste del continente americano, unito al fatto che ciò che guarda difronte sono la Isla Dawson, la Terra del Fuoco e gli ultimi pendii della cordigliera delle Ande che qui si tuffa definitivamente a mare dopo aver percorso come una spina dorsale tutto il sudamerica, arrecano a questa costruzione quel fascino e quel mistero che lo rendono unico e iconico.

Dopo circa un’ora di contemplazione nell’area del Faro, siamo rientrati al Fin de Camino, ripercorrendo lo stesso percorso in spiaggia fatto poco prima. La pesantezza del suolo, misto di sabbia, ghiaia e pietre, si è fatta sentire nel tragitto di ritorno, ma la bellezza di questo sorprendente trekking ci ha dato la forza per portarlo a compimento con successo.

 

Percorso verso il faro San Isidro

Il mare dello Stretto di Magellano


Faro San Isidro sullo sfondo

Faro San Isidro, io e Manuel



Altra perla che Manuel ci ha mostrato in questa intensa giornata di inizio dicembre è stata il Furte Bulnes; un forte cileno ubicato lungo lo Stretto di Magellano, 62 Km a sud di Punta Arenas e fondato nel 1843 su un’altura rocciosa, per volere dell’allora presidente cileno Manuel Bulnes. La sua costruzione, fatta principalmente con tronchi di legno ed erba, fu la conseguenza delle politiche di colonizzazione portate avanti nel sud del Cile. Tuttavia a causa delle severe condizioni atmosferiche, in quest’area dello Stretto di Magellano non si poté insediare una popolazione stabile e numerosa, per cui nel 1848 fu fondata a nord di questo territorio la città di Punta Arenas con condizioni climatiche leggermente più favorevoli.

Dopo il trasferimento di tutta la popolazione nella nuova città, il Forte ha iniziato lentamente la sua decadenza, fino ad eventi tragici che lo hanno portato a distruzione in un incendio per mano di un tenente d'artiglieria dell'Esercito Cileno.

Negli anni quaranta del secolo scorso il complesso è stato ricostruito in una fedele riproduzione che oggi è visitabile ed è stata dichiarata monumento nazionale.

Nella stessa area di ubicazione del Forte è presente anche un museo di assoluto interesse e che aiuta il visitatore a ripercorrere con buon grado di fedeltà la storia che ha coinvolto queste terre nei secoli passati.

Per chiudere la lunga giornata in sua compagnia, Manuel ci ha prima portati nel punto le cui coordinate geografiche rappresentano l’esatto centro del Cile (considerando l’intera estensione di questo paese fino all’Antartide) per poi farci chiudere in bellezza con la degustazione di una buonissima empanada a base di Centolla Magallanica (il granchio reale australe).

 

Fuerte Bulnes

Punta Arenas centro del Cile


Nell’ultima mattinata a Punta Arenas abbiamo approfittato di qualche ora a disposizione per completare la conoscenza della città australe. Un complesso architettonico sorprendente è stato il Cimitero Municipale Sara Braun; questo rientra tra i primi dieci cimiteri monumentali visitabili al mondo e per noi non è stato affatto scontato incontrarne uno in queste terre estreme. I suoi viali sono pieni di verde ed ornati da alberi potati con forme perfette, tra essi ci si imbatte in monumenti commemorativi oppure tombe adagiate sul terreno e abbellite da composizioni floreali e ricordi in onore dei defunti.

Altri punti interessanti della città che abbiamo avuto modo di scoprire in queste ore che ci separavano dalla partenza per Puerto Natales, prossima tappa del viaggio, sono stati: il Monumento al Ovejero, un singolare insieme di statue di bronzo rappresentati una scena di pastorizia e il Mirador Cerro de la Cruz, da cui si osserva un’inedita prospettiva della città dall’alto.
 
Cimitero Sara Braun

Mirador Cerro de la Cruz 

La Costa Nera di Punta Arenas



 

Per chiudere il nostro saluto a Punta Arenas ci siamo recati nel suo punto più aperto, la costa nera. Da qui abbiamo ammirato ancora una volta il mare dello Stretto di Magellano e le composizioni artistiche che adornano il lungomare, un luogo perfetto per congedarci da un’area sorprendente del nostro cammino, degna rappresentante della Patagonia, forgiata dalla forza dagli elementi della natura nella loro massima espressione e guardiana di uno degli stretti marittimi più iconici al mondo.

 

 

 

 

 

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